Perù,  Sud America

Itinerario in Perù: 2 settimane lungo il Gringo Trail

Quello in Perù è stato il mio primo viaggio oltreoceano dopo la pandemia, nonché la mia prima volta in Sud America. Inutile dire che mi sembrava surreale partire finalmente per un posto così lontano!

È stata anche la mia prima esperienza con Avventure nel Mondo: sono partita per 2 settimane con un gruppo di 16 persone quasi tutte sconosciute. Era un’esperienza che volevo fare da tempo e quale migliore occasione del primo viaggio dall’altra parte del mondo dopo tanto tempo!

Il gruppo di Avventure nel Mondo con cui sono partita per 2 settimane in Perù

L’itinerario che abbiamo seguito è il classico Gringo Trail in 2 settimane, che tocca i siti turistici più famosi e permette anche di adeguarsi all’altitudine in maniera progressiva (gli ultimi giorni di viaggio si raggiungono altezze fino a 5000 metri!).

Per quel che riguarda ristoranti e alberghi, abbiamo seguito diktat del risparmio (soprattutto per gli alberghi), quindi siamo stati sempre in posti abbastanza semplici e a volte un po’ disagevoli (in alcuni casi penso non ne valga davvero la pena visto che con pochi euro in più si può stare molto meglio!).

Se stai pensando di visitare il Perù, seguimi nelle prossime righe per scoprire questo splendido itinerario tra antiche rovine Inca, trekking panoramici, deserto, montagne e città coloniali, per finire con una delle 7 meraviglie del mondo!

Giorno 1: Lima

Il viaggio è iniziato con un aereo per Lima, dove siamo arrivati la mattina molto presto. Alla capitale del Perù abbiamo dedicato solo una giornata perché, per quanto ricca di attrattive, il nostro vero obiettivo era la spettacolare natura di questo paese.

Consiglio di iniziare la visita da Plaza de Armas, anche detta Plaza Mayor, su cui si affacciano importanti edifici: il Palacio Arzobispal (palazzo arcivescovile), il Palacio de Gobierno, dove ogni giorno alle 12 si può assistere al cambio della guardia, e la Catedral de Lima.

Plaza Mayor – Lima

Poco distanti dalla piazza principale valgono una visita il Convento di Santo Domingo e il Monastero di San Francisco con le sue catacombe e una meravigliosa biblioteca.

Percorrendo la strada storica Jirón de la Unión si raggiunge un’altra bella piazza, Plaza San Martín.

Con un taxi consiglio di raggiungere il quartiere Miraflores, cuore della città moderna, pieno di ristorantini, negozi e locali. Questa parte della città si affaccia sull’oceano dall’alto di una ripida scogliera, che si può ammirare dal Parque del Amor (che ricorda vagamente il Parc Güell di Barcellona).

Parque del Amor a Miraflores – Lima

L’ultima tappa della giornata è al quartiere bohemiene di Barranco, dove troverai musicisti di strada e mercatini di cibo, souvenir e prodotti locali.

Il mercato a Barranco – Lima

Nel tardo pomeriggio siamo ripartiti per raggiungere la nostra prossima meta: Paracas. È possibile raggiungere Paracas in bus in circa 4 ore con una delle tante compagnie presenti in città. Cruz del Sur è una delle più famose.

DOVE MANGIARE A LIMA

Lima ha tantissimo da offrire in quanto a cucina, ma purtroppo la nostra breve sosta non ci ha permesso di goderne a pieno. Per un pranzo veloce abbiamo provato:

  • Sanguchería El Chinito: locale piuttosto incasinato dove provare il Chicharrón (ottimo panino con carne di maiale) e la Chicha Morada, tipica bevanda a base di mais nero (attenzione perché diventerà una droga).
  • Beso Frances: ha decisamente poco di peruviano, ma questo posticino fa delle crêpe dolci e salate davvero squisite. Noi siamo andati alla sede vicino al Parque del Amore a Miraflores, ma ci sono chioschi in tutta la città.
Sanguchería El Chinito – Lima

Giorno 2: Islas Ballestas, Huacachina e Linee di Nazca

Oggi giornata intensa di escursioni. Abbiamo iniziato la mattina prestissimo (6:15) prendendo la barca per raggiungere le Islas Ballestas, anche chiamate le “Galapagos dei poveri”. Si tratta di isolette rocciose dove vivono diverse specie di animali, come uccelli, pellicani, leoni marini, pinguini… Gli uccelli in particolare sono a migliaia, e le rocce sono ricoperte di guano (un odorino fantastico), che viene raccolto dal governo per essere utilizzato come fertilizzante. Consiglio di portare un impermeabile per ripararsi nell’eventualità che il guano non finisse solo sulla roccia!

Il costo dell’escursione in barca alle Islas Ballestas è di circa 35 soles (€9).

Le rocce coperte di guano e di uccelli alle Islas Ballestas

La seconda tappa prima di pranzo è a Huacachina, una vera e propria oasi nel deserto di Ica che vale assolutamente una sosta. Oltre al fascino dell’oasi, l’escursione nel deserto è molto divertente, soprattutto se la si fa sui buggy! Abbiamo provato anche a fare sandboard. Le attività sono costate circa €18, più 4 soles (€1) per l’ingresso alle dune.

L’oasi di Huacachina nel deserto di Ica
Divertentissimo il giro in Buggy sulle dune del deserto

Ripartiamo per l’ultima escursione della giornata: il volo sulle Linee di Nazca.

Le Linee sono uno dei più grandi misteri archeologici del mondo, dato che nessuno ha ancora capito con certezza come siano state realizzate. Si tratta di 800 linee rette, 300 figure geometriche e 70 disegni che si possono apprezzare solo dall’alto con i voli panoramici

Premetto che ho una discreta paura di volare, e non me la sono sentita di prenotare il volo su questi minuscoli aerei che volano come dei pazzi. Una volta sul posto la percezione è stata di un’attività sicura e mi sono in parte pentita, però il costo è abbastanza alto (circa €80) e soprattutto la maggior parte delle persone scendeva verde (o vomitava nei casi peggiori) a causa delle virate da voltastomaco che i piloti effettuano per permettere di vedere bene le Linee. Insomma, probabilmente non mi sarei goduta lo spettacolo in nessun caso tra paura e nausea!

Le Linee di Nazca viste dall’aereo

Se come me hai qualche dubbio sui voli, c’è un punto panoramico sulla strada che porta a Nazca (la Panamericana Sur) da cui si può intravedere un assaggio delle Linee.

Concludiamo la giornata con cena e pernottamento nella città di Nazca.

DOVE MANGIARE A NAZCA

Abbiamo cenato da El Porton, un ristorante molto carino con una corte centrale occupata da un altissimo cactus. L’intero locale è molto caratteristico e il cibo buono a prezzi ottimi (come nella maggior parte dei posti in Perù). La maggior parte di noi ha ordinato Lomo saltado, un piatto tipico di carne di manzo saltata con cipolle e pomodori servito con riso bianco e patatine fritte.

Ristorante El Porton – Nazca

DOVE DORMIRE A NAZCA

Per una cifra davvero irrisoria (doppie da circa €20) abbiamo dormito al Don Hono, un posto semplice ma molto carino, con tante stanze con patio che affacciano su un cortile comune.

Le stanze che affacciano sul cortile del Don Hono

Giorno 3: lungo la Panamericana fino ad Arequipa

Oggi giornata di viaggio in pullman: circa 12 ore per raggiungere Arequipa, la seconda città più grande del Perù.

Personalmente adoro i viaggi on the road, e questo è particolarmente bello perché per gran parte del viaggio percorriamo la Panamericana, la strada che parte dall’Alaska e, attraversando le Americhe principalmente lungo la costa Pacifica, arriva ad Ushuaia, sulla punta dell’Argentina.

Il paesaggio è davvero meraviglioso: da strade con il deserto a dune da una parte e l’oceano con onde altissime dall’altra, a zone simili a canyon, scarpate a strapiombo sull’oceano, cittadine sperdute.

L’oceano che si costeggia percorrendo la Panamericana

Arriviamo ad Arequipa verso le 22, e il freddo inizia a farsi sentire (siamo a 2.335 metri).

DOVE DORMIRE AD AREQUIPA

Ad Arequipa abbiamo soggiornato all’Arequipa Inn, vicino al centro storico. Struttura carina, sempre nell’ottica di un viaggio al risparmio. In generale in Perù gli edifici non hanno il riscaldamento; se sei qui in inverno consiglio di chiedere sempre preventivamente una coperta extra!

Giorno 4: Arequipa e Chivay

La città di Arequipa ci è piaciuta subito. L’architettura è molto coloniale e la piazza centrale (Plaza de Armas, come tutte) è splendida, circondata da porticati su 3 lati e interamente occupata dalla Cattedrale lungo il quarto lato. La città è circondata da 3 vulcani (solo uno attivo) che rendono il paesaggio molto interessante. 

Plaza de Armas ad Arequipa

Per prima cosa abbiamo visitato il Museo Santuarios Andinos, il cui pezzo forte (un po’ macabro) è il corpo mummificato e perfettamente conservato di una bambina Inca (Juanita) offerta in sacrificio agli dèi intorno al 1450. Fortuna vuole che quando siamo stati noi il reperto non fosse esposto. La visita, con una brava guida che ci ha spiegato tutta la storia e le usanze del popolo, è stata comunque interessante. L’ingresso costa circa €6, più un po’ di mancia da lasciare alla guida.

Usciti dal museo siamo andati a visitare il Monastero di Santa Catilina, che merita davvero molto! Si tratta di una piccola cittadina in cui le monache vivevano in comunità con servitù, studentesse e povera gente. È formato da una serie di chiostri e viuzze interamente colorate o di mattone o di azzurro. La visita era guidata e la signora che ci ha accompagnato era molto brava. L’ingresso costa €10, ma davvero ben spesi. C’è anche una terrazza da cui si può vedere la città dall’alto con i 3 vulcani che la circondano sullo sfondo. 

Il Monastero di Santa Catilina ad Arequipa
La vista sulle montagne ed i vulcani dai tetti del Monastero

L’ultima visita è stata al Museo della Cattedrale, totalmente evitabile a mio parere. Costa solo €2,5, però non c’è davvero nulla di interessante a parte al massimo la vista dall’alto del campanile, che però è uguale a quella che si ammira dal monastero.

Il Vulcano Misti visto dalla Cattedrale

Per le 15 ci siamo rimessi in viaggio per raggiungere Chivay (3.600 metri), dove ci aspettano 2 giorni intensi di trekking! Durante il viaggio abbiamo raggiunto un’altezza di circa 4.200 metri e, nonostante la terapia con il Diamox contro il mal di montagna, avevo comunque un po’ di mal di testa. La cosa impressionante è che nel nostro immaginario trovarsi oltre ai 4.000 metri significa essere sul cucuzzolo della montagna, e invece qui sono tutti altipiani, per cui sei ad altezze incredibili ma sei circondato da distese piane ed erbose.

Altopiano a 4200 metri

Arrivati a Chivay faceva un freddo terribile, ma abbiamo dimenticato il freddo grazie ad un’esperienza bellissima: la visita all’osservatorio astronomico. Già a occhio nudo la stellata era incredibile, ma usare i telescopi per vedere da vicino le stelle, la Luna e Saturno è stato davvero emozionante!

L’incredibile stellata vista dall’Osservatorio Astronomico di Chivay

Infreddoliti ma contenti siamo andati a cena, ma non abbiamo potuto trovare ristoro nemmeno al ristornate visto che non avevano il riscaldamento!

La cosa che uccide davvero di questi posti sono i continui sbalzi termici. La mattina e la notte c’è da coprirsi come per l’Himalaya, di giorno quando esce il sole ti metti in maniche corte, è davvero fastidioso, non sai come vestirti!

DOVE MANGIARE AD AREQUIPA

Per un pranzo veloce abbiamo preso delle empanadas fantastiche da un posticino che si chiama Ascai Express, sotto i portici di Plaza de Armas, e poi del queso helado (gelato al fiordilatte con spolverata di cannella, buonissimo!).

Ascai Express, ottimo posto per le empanadas ad Arequipa

Se sei alla ricerca di un caffè simil-decente, abbiamo scoperto un piccolo bar, Manà, il cui proprietario è appassionato di caffè e va a scegliersi e cercarsi in giro per il Sudamerica le miscele che preferisce.

Manà Cafè – Arequipa

DOVE DORMIRE A CHIVAY

L’albergo che abbiamo scelto per Chivay (Los Portales de Chivay) era particolarmente scarso, più che altro per alcune difficoltà a volte ad avere l’acqua calda (anche se poi arrivava ed era addirittura ustionante). In generale poteva anche essere accettabile (sempre considerando lo spirito all’avventura), ma considerando il gelo che c’è in questa città penso valga la pena spendere qualcosa in più per un posto più confortevole e possibilmente con riscaldamento!

Giorno 5: Discesa del Canyon del Colca

Con oggi iniziano due giorni di trekking abbastanza impegnativi. Abbiamo deciso di fare un percorso che pochi gruppi fanno (tra i tour organizzati da Avventure nel Mondo non l’ha mai fatto nessuno). La fatica non è mancata, ma nemmeno la soddisfazione!

La discesa del Canyon del Colca

Il trekking nel Canyon del Colca deve essere fatto obbligatoriamente con una guida a causa di alcuni incidenti avvenuti in passato. Si trovano diverse agenzia sia ad Arequipa che a Chivay che offrono il pacchetto per il tour di 2 giorni (o per altri tipi di tour).

La giornata è iniziata con una tappa a Yanque, uno dei villaggio nei pressi del Canyon, dove quasi ogni mattina alle 7 i bambini del posto vestiti con abiti tradizionali si ritrovano nella piazza centrale a ballare la Wititi, danza dell’amore Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO. A essere onesta non era nulla di che, ed è organizzata interamente per i turisti.

Danzatrici di Wititi a Yanque

Proseguendo la strada verso il Colca abbiamo fatto altre due soste: un mirador che affaccia sulle terrazze coltivate e la Cruz del Condor, un punto panoramico dove si possono osservare i condor in volo. 

Avvistamento di Condor a Cruz del Condor

Per le 10:20 siamo finalmente partiti da Cabanaconda per la discesa del Canyon del Colca, che ci ha impegnato niente meno che 7 ore per 13km (a ritmo lento, eravamo un gruppo di 16), considerando anche un’oretta di pausa pranzo.

Le prime 4/5 ore sono tutte in discesa, meno faticose che in salita, ma non il massimo per le ginocchia. La cosa peggiore è stata che, visto il freddo da cui partivamo, ci siamo vestiti come per scalare il Monte Rosa, salvo poi dopo mezz’ora trovarsi sotto il sole a picco ed essere troppo coperti per sopportare il caldo. Consiglio vivamente di vestirsi a strati e di attrezzarsi con le scarpe giuste. Qualcuno si è trovato bene anche ad usare le racchette per camminare in discesa.

Il panorama durante la discesa del Canyon del Colca

Il mio parere personale è che il trekking sia fattibile se avete un pochino di allenamento in qualsiasi tipo di sport. Io che faccio solo un po’ di palestra ho fatto una fatica sopportabile, però può essere anche molto impegnativo, soprattutto se si hanno problemi alle ginocchia.

Arrivati in fondo al Canyon si trova un’oasi, che di oasi ha ben poco. Ci sarebbero anche delle piscine, ma siamo arrivati che ormai era buio e faceva troppo freddo, nonostante essendo scesi a 2000 metri (partivamo da oltre 3000) le temperature fossero molto più miti.

La piscina a valle del Canyon del Colca

Penso ci siano diverse tipologie di alloggi, ma noi abbiamo ovviamente scelto quello peggiore. Le stanze erano letteralmente delle capanne con tetto in paglia, 3/4 letti pulciosi attaccati l’uno all’altro e fine. Bagno in comune e doccia fredda. Devo ammettere di essermi un po’ scoraggiata ad un certo punto, il disagio non è indifferente. Però un’esperienza che mi ha lasciato grande soddisfazione e che rifarei cento volte!

L’hotel a 5 stelle che ci ha accolto dopo la discesa del Canyon

Giorno 6: Risalita del Canyon del Colca

Dopo una notte non esattamente confortevole, in 5 temerari decidiamo di risalire il Canyon a piedi con partenza alle 4:30 del mattino. Torce in testa e via sotto il cielo stellato! La risalita si fa lungo un percorso diverso, e in circa 3 ore (con un buon passo) abbiamo percorso 1200m di dislivello. È sicuramente stato molto impegnativo, soprattutto verso la fine dove la ripidità aumenta e soprattutto perché le gambe erano già provate dal trekking del giorno prima. Però la soddisfazione di arrivare in cima e l’esperienza di camminare prima sotto le stelle e poi vedere il sole sorgere da solo in mezzo al Canyon non ha davvero prezzo!

La risalita del Canyon del Colca all’alba

Per chi non se la sente di risalire a piedi c’è la possibilità di fare il percorso in groppa ai muli per circa €20. Dai racconti del resto del gruppo che ha scelto questa opzione riporto che si fa comunque un po’ di fatica per tenersi ben stretti sugli animali e in certi punti fa piuttosto impressione perché i muli tendono a prendere le curve molto larghe e a fermarsi sull’orlo dei precipizi. Purtroppo segnalo anche che i poveri animali sono trattati abbastanza male dai pastori che ne sono responsabili.

Dopo questa eroica impresa abbiamo passato un pomeriggio di relax a Chivay, che non ha molto da offrire a parte una piazzetta che si gira in 5 minuti, le sorgenti termali di La Calera e una zip-line sopra il Rìo Colca

Giorno 7: Viaggio verso Puno

Oggi ci siamo rimessi in viaggio per raggiungere Puno, città sul lago Titicaca e punto di partenza per le escursioni alle isole del lago.

Lungo la strada ci siamo fermati al Mirador de los Andes Tramo de la Cordillera Vulcanica en los Andes Centrales, all’altitudine di 4.910 metri! Anche in questo caso eravamo circondati da distese piane (abbiamo attraversato il Paso de Patopampa), con in lontananza montagne e vulcani. 

Mirador de los Andes Tramo de la Cordillera Vulcanica en los Andes Centrales

Ad ogni mirador è pieno di locals che vendono prodotti in lana di Alpaca (la purezza è sicuramente dubbia quando costano troppo poco). Dopo qualche giorno ci si accorge che vendono sempre tutti le stesse cose, ma se visiti il Perù d’inverno (la nostra estate) non potrai fare a meno di comprare qualche capo per scaldarti!

La seconda sosta è stata al Mirador Lagunillas, il secondo bacino più grande del Perù dopo il Titicaca. Uno spettacolo magnifico davvero, c’era una luce perfetta con il cielo un po’ sporcato dalle nuvole, bellissimo. Qui eravamo a 4.413 metri.

Lagunillas

L’ultima tappa è stata il sito archeologico di Sillustani. Si tratta si un sito funerario dove seppellivano i nobili in costruzioni cilindriche costruite con blocchi di pietra. Onestamente nulla di entusiasmante, la vista sul lago dall’altura era carina ma è una tappa che si può tranquillamente saltare (ingresso 15 soles, meno di €4).

Il sito archeologico di Sillustani

Arrivati a Puno finalmente ci aspetta un bell’hotel con riscaldamento!! Puno è una città piuttosto grande e viva, molto folkloristica, ci ha trasmesso subito delle buone vibes!

DOVE MANGIARE A PUNO

Abbiamo trovato per caso un posto molto buono, La Casona, vicino all’hotel, dove abbiamo mangiato bene e soprattutto abbiamo finalmente provato il Cuy, il porcellino d’India che qui è un piatto tipico e prelibato. Effettivamente non era niente male a parte la presentazione inquietante del porcellino intero.

Il prelibato Cuy

DOVE DORMIRE A PUNO

L’albergo di Puno è stato sicuramente il migliore di tutto il viaggio. Si chiama Pukara – Puka Kantuta Hotel, una doppia costa circa €30 a notte e finalmente c’è il riscaldamento!

Giorno 8: Lago Titicaca

Ancora una volta coperti come per scalare l’Everest, lasciamo l’albergo per i 2 giorni sulle isole del lago Titicaca. È il lago navigabile più alto del mondo (3.800 metri) e si divide tra Perù e Bolivia. Ci avevano fatto molto terrorismo psicologico sul freddo che avremmo patito, ma in realtà è stato sopportabile.

Le escursioni alle isole e la notte presso le comunità locali si possono facilmente prenotare nelle varie agenzie che si trovano in città.

La prima visita è alle isole galleggianti di Los Uros. Si tratta di isole artificiali costruite sovrapponendo vari strati di totora, una pianta acquatica che cresce nel lago. Ogni isola è grande non più di un campo da calcetto, e ci vivono circa 4 famiglie. La cosa particolarissima è che il terreno è morbido, essendo fatto di piante, e gli abitanti devono aggiungere nuovi strati di totora ogni 15 giorni per sopperire a quelli che marciscono alla base. Sicuramente una cosa molto particolare da vedere, ma purtroppo è tutto molto “business oriented. Loro vivranno anche così, ma la percezione è che esagerino tutto per i turisti e sicuramente il loro unico obiettivo è vendere. Per quanto comprensibile, le modalità in cui lo fanno sono abbastanza fastidiose. 

Los Uros, le isole galleggianti sul lago Titicaca

Dopo la visita, ci rimettiamo in barca per ben 3 ore di navigazione per raggiungere l’isola di Amantani, dove avremmo passato la notte a casa dei locali. Il lago inizialmente era molto calmo, poi si è agitato parecchio, sembrava di essere in mezzo al mare!

Siamo stati accolti dalle famiglie che ci avrebbero ospitato e siamo andati a pranzo da loro a gruppetti di 4/5. La casa era ovviamente molto basica e rurale, con un cortile interno e le stanze su due piani. Non c’era acqua corrente e bisognava tirare lo sciacquone pescando dell’acqua da un secchio (ma questo succede in molti posti in Perù). C’era invece la corrente, prodotta con pannelli solari.

La casa dei locali da cui abbiamo dormito ad Amantani

Per pranzo ci hanno preparato una zuppa di quinoa, patate e formaggio, ovviamente accompagnato da Mate de Muna, una pianta medicinale molto utilizzata dai locali per trattare il mal di montagna.

Il pranzo che ci ha preparato la famiglia che ci ha ospitato ad Amantani

Dopo pranzo ci siamo ricongiunti con il resto del gruppo e siamo saliti sul Pachamama, uno dei due monti sacri dell’isola. Pachamama sarebbe Madre Terra, mentre l’altro monte era il Pachatata, Padre Terra. Abbiamo scelto il primo perché un po’ più breve e semplice, ed eravamo ancora tutti provati dal Canyon del Colca. Purtroppo il tempo non era bellissimo, ha fatto anche qualche goccia, altrimenti la vista dalla cima sarebbe stata spettacolare. 

La vista lungo la salita al Pachamama

La giornata si è conclusa con la cena sempre dalle nostre ospiti (zuppa di semola, patate e frittelle) e la notte nelle comodissime stanze congelate. Nonostante facesse meno freddo di quanto immaginato, abbiamo dormito con maglia termica, pile e 3 coperte!

La nostra stanza nella casa della famiglia che ci ha ospitati ad Amantani

Giorno 9: Rientro a Puno

Dopo l’ennesima sveglia all’alba, ci siamo vestite e “lavate” nel disagio e abbiamo fatto colazione con buoni pancake preparati dalla nostra host.

Prima di tornare a Puno siamo passati dall’isola Taquile, un posto dove il tempo si è fermato e i locali vivono ancora seguendo i costumi tradizionali del passato. Si vestono in modi abbastanza assurdi a seconda che siano sposati, single o vedovi, e devono sposarsi prima dei 20 anni altrimenti non possono più farlo.

Anche qui la percezione (la realtà) è che vogliano sempre e comunque venderti qualsiasi cosa, al punto che inizialmente per poter visitare l’isola avremmo dovuto pranzare lì. Ci siamo rifiutati (erano le 10 del mattino!) e ci hanno comunque accolti chiedendoci di acquistare souvenirs… diciamo che se fosse dipeso da me avrei saltato questa tappa. 

Dopo altre 3 ore di barca siamo finalmente rientrati a Puno, dove abbiamo passato il pomeriggio girando per il centro della città senza una meta specifica.

Puno

Giorno 10: Viaggio verso Cuzco

Un altro lungo giorno di viaggio in direzione Cuzco, reso più leggero dalle numerose tappe per visitare i siti storici presenti lungo il tragitto:

  • Abra La Raya, un bellissimo mirador sulle montagne
  • Raqchi, un piccolo villaggio circondato dalle rovine inca del Templo de Viracocha, uno dei luoghi sacri più venerati di tutto l’impero inca
  • Iglesia de San Pedro ad Andahuaylillas, ovvero la “Cappella Sistina” del Sud America. Si tratta di una chiesa gesuita del XVII secolo con il soffitto interamente decorato che, per quanto affascinante, ovviamente è molto lontano dalla vera Cappella Sistina!
Abra La Raya
Il sito archeologico di Raqchi

Nessuna di queste tappe è a mio parere imperdibile, ma sono state utili per spezzare il viaggio.

Siamo arrivati a Cuzco verso le 17:30, e la città ci è sembrata davvero molto carina! Stile architettonico coloniale, molto vivace, un po’ caotica, circondata da colline tutte abitate che la notte si illuminano di centinaia di luci.

DOVE MANGIARE A CUZCO

A Cuzco abbiamo trovato due ristoranti pazzeschi dello stesso proprietario (uno di fianco all’altro): Kusy Kay e Yunkas. Entrambi servono una cucina locale molto curata e ricercata (Kusy Kay la definisce “Peruvian fusion food”, mentre da Yunkas si parla di “Organic food”), servizio molto attento (standard europeo), personale carinissimo. Abbiamo mangiato 3 sere sempre qui, spendendo meno di €15 a testa mangiando davvero di tutto. Siamo stati super coccolati con assaggi di dolci, Mate di Muna offerto a fine pasto, sacchettini di Muna da portare a casa in omaggio e anche sconto sul conto finale! 

DOVE DORMIRE A CUZCO

Abbiamo alloggiato al Qorichaska, un albergo con una corte interna molto carina ma con stanze abbastanza bruttine (e come sempre non riscaldate). Peccato perché avrebbe del potenziale!

Qorichaska – Cuzco

Giorno 11: Rainbow Mountains

Oggi è la tanto attesa giornata delle Rainbow Mountains, le famose montagne colorate, il cui effetto arcobaleno è dato dai minerali che le compongono. Ci sono due località dove è possibile vederle:

  • Vinicunca: si tratta della montagna più famosa, quella che si vede in tutte le foto.
  • Palcoyo: meno nota, altrettanto bella.

Noi abbiamo scelto di visitare Palcoyo, un po’ meno turistica e più accessibile a tutti in termini di difficoltà del trekking (anche considerando l’altezza a cui si deve camminare – 5000 metri).

Le montagne colorate a Palcoyo

Sveglia puntata alle 4, il viaggio per raggiungere la montagna dura 3 ore. Palcoyo, rispetto a Vinicunca, ha un panorama mozzafiato anche sulla strada per arrivare alla cima. Temevamo che le montagne colorate fossero meno belle qui, invece sono state davvero uno spettacolo stupendo. Naturalmente scordatevi i colori accesissimi che vedete nelle foto su Instagram; dal vivo i colori sono più tenui, ma comunque molto particolari.

Rainbow Mountains – Palcoyo

Penso che Palcoyo sia stata un’ottima idea perché ci ha permesso di fare il percorso con tranquillità e abbiamo incontrato molti pochi turisti (niente foto con 200 persone!). L’altitudine non è stata eccessivamente impegnativa, solo un leggero cerchio alla testa e un po’ di fiato corto, ma nulla di impossibile, soprattutto rispetto al terrorismo psicologico che si era diffuso nei giorni precedenti! Anche il freddo assolutamente gestibile. Abbiamo toccato 4960 metri, ma possiamo arrotondare a 5000!

La vista da 5000 metri a Palcoyo

Siamo rientrati a Cuzco appena dopo pranzo, e abbiamo dedicato il pomeriggio a girare le piazze principali della città senza una meta in particolare.

Giorno 12: la Valle Sacra

Giornata di viaggio verso Machu Picchu, ma con diverse tappe lungo la Valle Sacra.

Abbiamo cominciato con la visita di un centro tessile artigianale (Textiles Arte y Tradición Chinchero), dove ci hanno mostrato come filano e colorano la lana. Ovviamente tutto molto turistico e il fulcro era la parte di shop, non amo questo genere di attrazioni…

Strumenti per colorare la lana al centro tessile di Chinchero

La seconda tappa è stata il sito di Chinchero, un piccolo villaggio andino dove si trovano sia rovine inca che architetture coloniali (principalmente una chiesa). La vista è molto bella, ma non sono sicura valesse la fermata. Comunque il biglietto era incluso nel bollettino turistico di Cuzco. La parte migliore della sosta sono state le buonissime empanadas che vendevano per strada!

L’ultima tappa della mattinata sono state le saline di Maras, migliaia di saline utilizzate sin dall’epoca inca per estrarre il sale. Anche qui nulla di speciale, ma la vista sulle vasche di sale è molto bella. 

Le saline di Maras

Per pranzo siamo stati in un posto meraviglioso: si chiama Mountain View Maras, è una sorta di chalet tutto a vetrate sopra ad una collina totalmente circondato da montagne e prati, tra i lama e gli alpaca liberi. La struttura era curatissima, appena arrivati ci hanno dato dei cesti con del cibo da dare agli animali. C’erano anche delle piccole capanne adibite a stanze per la notte, stile glamping. Un posto da sogno davvero, sarebbe stato bellissimo passarci una notte!

Mountain View Maras

La giornata però è dovuta proseguire con la visita di Moray, che in realtà è un posto carino: si tratta di terrazze circolari molto affascinanti, comunque una cosa da sosta breve.

Le terrazze di Moray

Infine siamo arrivati a Ollantaytambo, la cittadina da cui abbiamo preso l’Incarail per raggiungere Aguas Calientes, Machu Picchu.

La stazione dei treni era un posto assurdo, incasinatissimo, sembrava un mix tra la partenza dell’Orient Express e le scene di vita quotidiana in Asia, bellissimo! Ero un po’ preoccupata per il treno, invece era molto carino, con i tettucci panoramici, e ha percorso una strada in mezzo al verde di fianco ad un fiume.

Siamo arrivati ad Aguas Calientes in circa 1:30h, e anche qui all’arrivo scene assurde con la gente (noi compresi) che attraversava i binari in totale serenità (anche perché i binari erano di fianco ai marciapiedi), tantissime persone scese dai treni, il tutto ai piedi di montagne verdissime e molto vicine, uno scenario molto diverso da quello visto finora, e finalmente faceva caldo e c’era un po’ di umidità!

La cittadina è iper turistica, ad ogni angolo ci sono negozietti di souvenir, però mi è piaciuta la vivacità che si respirava. 

DOVE MANGIARE AD AGUA CALIENTES

Per cena siamo andati in uno dei ristorantini lungo i binari del treno (a parte la location, sono carini): Chullos. I prezzi sono un pochino più alti rispetto agli altri posti.

DOVE DORMIRE AD AGUA CALIENTES

Abbiamo alloggiato all’hotel Rio Dorado, carino rispetto agli standard del resto del viaggio, letto comodissimo.

Giorno 13: Machu Picchu e Huayna Pichu

È il grande giorno di Machu Picchu! Sveglia alle 4 (ormai siamo abituati), ci mettiamo in coda per prendere il bus che porta all’ingresso del sito. Scopriamo che ci sono delle manifestazioni di locals che bloccano i pullman. Manifestano perchè il governo non lascia loro vendere i biglietti che di diritto dovrebbero rimanere in vendita in loco, hanno anche ragione. Per fortuna dopo poco arriva la polizia a ristabilire l’ordine, così possiamo raggiungere la cima della montagna.

Il sito di Machu Picchu

Il disagio della giornata prosegue con l’agenzia che aveva sbagliato a prenotare i biglietti, e quindi io e due compagni di viaggio abbiamo dovuto seguire il percorso di Huayna Pichu (circuito 4), ovvero la salita sulla montagna iconica del sito.

Ero piuttosto preoccupata perché il percorso era stato descritto come molto faticoso e con scale a strapiombo sul precipizio, inoltre avrei preferito fare l’altro percorso e avere la vista della montagna principale, non scalarla. Non c’è stato verso di cambiare i biglietti, che vanno prenotati con mesi di anticipo.

Lama a Machu Picchu

CONSIGLIO: non ci sono bagni dentro al sito, quindi sfruttate quello che c’è all’ingresso perché non ne incontrerete altri fino all’uscita!

La prima parte della visita è stata nel sito con una guida che ci ha spiegato la storia e gli edifici. Machu Picchu (= grande montagna) era fondamentalmente un centro astronomico dove le persone più colte e sagge venivano a studiare l’astronomia. Quando siamo arrivati verso le 8 c’era molta nebbia e inizialmente non si vedeva la montagna, ho temuto il peggio. Invece poi con il sorgere del sole la nebbia si è alzata ed è anche stato molto suggestivo vedere il paesaggio cambiare! Il posto è davvero meraviglioso, è valso tutto il viaggio. 

I resti del sito di Machu Picchu

Finito il giro, la guida ci ha lasciati alla base di Huayna Pichu e abbiamo iniziato la salita della morte. Alla fine, come tante cose in questo viaggio, è stato solo un grande terrorismo psicologico; la salita non era eccessivamente faticosa, è durata un’oretta e non c’erano strapiombi impressionanti. Certo, c’erano tratti assolutamente non protetti, per una persona che soffre di vertigini sicuramente non è indicato. Però l’abbiamo fatta con abbastanza serenità. La vista sulle montagne intorno e sul sito dall’alto è molto bella, ma la cosa davvero spettacolare è vedere il sito dal basso.

In cima a Huayna Pichu

CONSIGLIO MOLTO IMPORTANTE: il vero pezzo forte del sito è la Casa del Guardiano, da cui si gode della vista panoramica che si riconosce in qualsiasi foto di Machu Picchu. Non è inclusa in tutti i percorsi, e purtroppo noi l’abbiamo scoperto troppo tardi. Col senno del poi, si può tranquillamente evitare il trekking e stare solo nel sito scegliendo il biglietto che include la Casa del Guardiano (Circuiti 1 e 2). Comunque è stato ugualmente meraviglioso. 

La vista pazzesca dalla Casa del Guardiano

Finita la visita siamo tornati ad Aguas Calientes a piedi (1:30h) e abbiamo concluso la giornata con una pizza in uno dei tanti localini della città.

È stata una giornata molto impegnativa, ma Machu Picchu è sicuramente uno dei posti più belli che abbia mai visto in vita mia!

Giorno 14: ritorno a Cuzco

Dopo aver visto Machu Picchu siamo tutti piuttosto esausti, e nulla più riesce ad entusiasmarci allo stesso modo. Alle 8:30 abbiamo ripreso il treno per  Ollantaytambo, dove ci aspettava una guida con il pulmino per tornare a Cuzco.

Lungo la strada ci siamo fermati a visitare altri siti, è stato un po’ un tour de force. Il primo posto dove ci siamo fermati è stato un sito archeologico nella stessa Ollantaytambo, una serie di terrazzamenti carini ma nulla di che. Poi siamo andati a Pisaq a vedere una sorta di cimitero abbarbicato su uno sperone di roccia. Di nuovo poco entusiasmante, ma ormai abbiamo dato tutto con Machu Picchu!

La parte migliore della giornata è stata il pranzo: siamo andati in un posto che fa solo empanadas (Pumachayoq), mia fissa di queste vacanze.

Menù di empanadas da Pumachayoq

Siamo rientrati a Cuzco nel tardo pomeriggio e siamo tornati al ristorante delle altre sere (Kusy Kay) per assistere ad una lezione di preparazione del Pisco Sour, molto carina. Questo locale merita davvero tanto!

Giorno 15: Cuzco

È il nostro ultimo giorno in Perù, e lo dedichiamo a girare per la città di Cuzco che è davvero adorabile.

Scorci di Cuzco

Siamo partiti da Plaza de Armas, e siamo entrati a vedere la Cattedrale. Non mi ha colpita particolarmente, ma all’interno c’è un quadro raffigurante l’ultima cena dove nei piatti c’è il Cuy (il porcellino d’India tipico di qui).

Verso l’ora di pranzo ci siamo diretti al Mercado San Pedro, dove vendono di tutto (non solo cibo). Non abbiamo pranzato qui in realtà, vendono cibo più da cucinare, ma in una piazzetta poco distante, dove c’erano alcuni baracchini con cibo da strada che adoro.

Mercado San Pedro a Cuzco

Il nostro viaggio in Perù si conclude con un ultimo giro senza meta per le vie di Cuzco.

Il Perù mi ha colta totalmente impreparata sul freddo, ma mi ha lasciato un bagaglio di “prime volte” (la prima volta in Sud America, il primo viaggio di gruppo, la prima volta oltre i 4000 metri) che non dimenticherò!